Abbiamo visto Arancia Meccanica perchè fa parte dei cinque film scelti in omaggio a Kubrick dal cinema della città in cui viviamo.
Sono passate 16 ore dalla fine del film, ci abbiamo dormito sopra.
S: Mi ricordo la scena iniziale in cui bevono latte, la scena dello stupro, la donna uccisa con il soprammobile a forma di cazzo e le ciglia finte appiccicate ad un solo occhio.
L: Tu ti ricordi queste cose, io i dettagli. Ricordo i tavolini a forma di donna, la tuta rossa della donna stuprata tagliata con le forbici, i murales con i cazzi nella casa di lui e i colori delle pareti.
S: I tuoi genitori ti avevano anticipato che sarebbe stato un film truculento. E’ strano notare come l’effetto suscitato nel pubblico cambi drasticamente a distanza di 52 anni. Non abbiamo visto nessuno scandalizzato in sala: rispetto a “The substance” è acqua di rose (dal punto di vista dell’orrore).
L: Non ho niente da dire.
S: Non hai provato disgusto nel vedere la scena dove le palpebre vengono costrette a stare aperte, i ganci meccanici che si fissano alle palpebre?
L: Mi ha dato fastidio il dottore che metteva le goccine.
S: Perche?
L: Cosa
S: Ti ha dato fastidio quella specifica cosa
L: Sento la sensazione di fastidio e solletico provocato dalle goccine.
S: Adoro la scena delle donne usate come tavolino. Non so se sia mai esistito davvero un trattamento di quel tipo per la cura dei criminali. Il tema è praticamente restato invariato: vogliamo ridurre la criminalità, d’accordo, ma fino a dove siamo disposti a spingerci per ridurre il sovraffollamento (o, utopisticamente, ad estirparlo)? Il nostro obiettivo è rieducare il criminale per poterlo reinserire in società, neutralizzarlo o eliminarlo? Vogliamo che si penta o è sufficiente che il desiderio o l’impulso si estinguano con qualsiasi mezzo?
L: Il loro obiettivo non era di eliminarlo, Simone. Era quello di estinguere gli impulsi e indurlo a non compiere più determinate azioni. Appena hanno visto le conseguenze, hanno fatto dietrofront.
S: Ma la proposta fatta sul letto di ospedale, era un mero tentativo di pulirsi la coscienza, di rabbonire l’opinione pubblica o erano delle scuse sincere?
L: La seconda
S: Cos’altro ci è rimasto del film?
L: La vendetta personale dell’anziano scrittore che non abbiamo citato per niente. Ha funzionato o gli si è ritorta contro?
S: Non mi interessa se ha funzionato. Non penso fosse nemmeno l’obiettivo di Kubrick, data la chiusura. Nel particolare comprendo la sua rabbia nell’essere rimasto senza gli arti inferiori e nell’aver perso la moglie. Ma non possiamo accettare, nel generico, la disumana giustizia “fai da te”.
L: A me è venuto da empatizzare con lui, visti i tic, l’agitazione e la sofferenza. Ma la sua vendetta è durata dieci minuti, non ha portato a niente, gli si è anzi ritorta contro.
S: Nella presentazione iniziale, ci è stato detto che molti spettatori hanno interpretato questo film come la rappresentazione del piacere che Kubrick prova nel vedere il dolore, la sofferenza, la violenza più di tutte. Ma non capisco che film abbiano visto. A me sembra evidente - dalle scene prima citate dei ganci nelle palpebre, dal dolore che prova nel sentire Beethoven - il messaggio che vuole lanciare: nel momento in cui abbiamo il desiderio di compiere un’azione violenta, mettiamoci nei panni di chi la riceve (sensazione velocizzata e amplificata dalla sostanza che viene iniettata al protagonista durante la terapia). E’ un messaggio contro la violenza.
L: Le due affermazioni possono coesistere: le scene dello scontro tra bande, gli stupri, sono spettacolarizzate, come se fosse un balletto d’opera. Sto pensando alle altre scene di violenza: la donna uccisa col cazzo, la mano tagliata al compagno nel fiume, i poliziotti che lo affogano nell’abbeveratoio.
Entrambi ricordiamo in gong di sottofondo.
L: I genitori? Non ti hanno colpito? Sono stati irrilevanti? La madre stupenda per i costumi, per lo stereotipo in cui piange e basta.
S: Il padre è un tipico padre. Non fa niente. Dice: “Ei, dove vai, resta qui” senza però fare nulla.
L: Perché la rappresentazione delle donne viene fatta con la parrucca colorata? La provocatrice, l’infermiera, la madre.
S: Non lo so. Però esilarante la scena delle donne che si rivestono per poi farsi svestire più volte, con il sesso a ritmo di musica.
Basta, non abbiamo più nulla da dire. Buona ricerca a noi.
L: Su cosa? Altri significati che non abbiamo colto?
S: Oltre a quello, il programma Ludovico, le parrucche.
Distinti,
Simone e Lia
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